Editoriale – Piante Grasse 45:4 (2025)

Editoriale

Voglio ringraziare tutti voi, in primo luogo per il supporto ricevuto in questi quattro anni, ma oggi in particolare per la rinnovata fiducia con la quale avete voluto rinnovare il mio ruolo alla Presidenza di questa storica e per molti aspetti grande Associazione nazionale che è l’AIAS. Niente più che l’unanimità – sinceramente inaspettata – dei consensi tra i votanti, per tutte e tre le cariche del Direttivo (Marco Cristini alla Vicepresidenza ed Emilio Capacci alla Segreteria), ci permette di comprendere fino in fondo come l’epoca dei contrasti e dei dissidi, che ha animato anche il nostro passato, sia ormai un ricordo lontanissimo.

Al di là di ogni rischio di compiaciuta retorica, non nascondo il fatto che un’unanimità di consensi, se unita a un basso numero di votanti (solo il 17% degli iscritti), possa realisticamente essere interpretata anche come un interesse piuttosto relativo verso le dinamiche interne all’Associazione, le sue scelte e le sue decisioni future. Un atteggiamento per certi versi opposto rispetto a tempi in cui la competizione per le cariche e il potere assertivo rischiava quasi di surclassare l’interesse più genuino e semplice per le stesse piante succulente.

Ora più che mai, mi accorgo che loro – le piante – sono tornate, giustamente, al centro dell’attenzione. Non tanto chi sceglie gli articoli da pubblicare, chi prende le decisioni e chi tiene la contabilità e la cassa, ma le piante in senso stretto. Molto stretto. Forse anche un po’ troppo. Quando confronto il numero dei visitatori che ogni anno frequentano gli stand dei vivaisti presso la Festa del Cactus di Bologna con la frazione modesta di tali persone che risultano associate all’AIAS (che, attualmente in Italia, significa nella pratica appartenere a un’associazione “in senso lato” riguardante le piante succulente) ed ancor più a quella frazione ben più esigua che sceglie di sottrarre un’ora dallo shopping spinoso per seguire una conferenza imperdibile sulle stesse spinose da parte di chi, in prima persona, ha fatto la storia della loro scoperta e descrizione, ecco, quando confronto questi numeri, non posso che giungere alla serena, oserei dire sociologicamente scientifica, conclusione che agli appassionati delle piante succulente interessano essenzialmente loro: le piante succulente.

Possiamo interrogarci a lungo su cosa fare di nuovo per loro, e su come fare meglio quello che stiamo già facendo, ma non possiamo far finta di non comprendere quanto sta accadendo. A meno che ci accontentiamo di tenere nei vasi piante di plastica o di peluche (simulacri pure molto simpatici e abbondanti, disseminati fra gli stand della fiera), sono le piante stesse a interessare in modo primario, quasi assoluto, ai nostri potenziali associati, a quelli che decenni or sono riuscivamo ancora – oggi non più – a intercettare, oltre a tutte le altre nuove generazioni, per le quali ogni euro speso per aderire a un’associazione è un euro in meno speso per acquistare piante – o semi – e ogni ora passata a seguire una conferenza è un’ora in meno dedicata allo shopping. E tutti noi sappiamo come il tempo e il denaro si contendano a spada tratta il dominio delle nostre priorità esistenziali.

Fare cultura, nel caso dell’AIAS “APS” intesa anche come Promozione Sociale, significa che non si può dimenticare o relegare al ruolo di un “di cui” l’oggetto che diventa soggetto medesimo, che ci ha mossi fin dall’inizio e che reclama oggi con forza la sua centralità assoluta: le piante succulente. Piccoli o grandi esseri viventi di varie tonalità prossime al verde, che si possono toccare con mano e che ci possono lasciare piccole o grandi ferite, nelle mani e nel cuore.

Franco Rosso

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